La nostra quotidianità è divenuta con gli anni un palcoscenico di rappresentazioni dello stress; il tam tam quotidiano cui siamo sottoposti, l’uso della tecnologia, le nuove comodità che l’uomo ha costruito per risparmiare tempo ed aumentare l’efficacia lavorativa, hanno rivelato come seconda faccia della medaglia un risparmio di spazi oltre che di tempi, gli spazi del Sé, i tempi dell’anima.
L’uomo non ha più un contatto profondo con la sua radice, non ha il tempo di percepirsi perché oberato da compiti volti a soddisfare il sistema, e come conseguenza di un mancato o quasi nullo contatto con se stessi si ha un’alterazione dello stato di equilibrio che noi comunemente definiamo stress.
Molti studi medici hanno confermato lo stress come fattore di rischio di numerose patologie come l’ipertensione, che può causare problemi cardiaci compresi gli attacchi di cuore, emicrania e mal di testa, dolore alla schiena, ulcere e disturbi psicosomatici, a volte cancro.
È pertanto necessario trovare delle strategie per fronteggiare lo stress quotidiano, a partire da pratiche da autodidatti fino alla partecipazione a gruppi in cui si svolgono le diverse tecniche di rilassamento, e nei casi in cui non si riesca da soli a trovare delle strategie per combattere lo stress, affidarsi a uno psicologo o psicoterapeuta.
Una piccola pratica da eseguire tutti i giorni consiste nel dedicare almeno 15 minuti alla respirazione.
Preliminari basici:
- Rendere l’ambiente accogliente e tranquillo, regolando la temperatura, escludendo rumori e regolando la luce.
- Indossare abiti comodi! È importante entrare in contatto con una sensazione di leggerezza a partire dall’esterno, dai confini del nostro corpo, quindi dai nostri indumenti, ad esempio allentando la cintura in vita, o il reggiseno, o la cravatta, evitare gonne strette, e tutto ciò che può procurarci una sensazione di chiusura e soffocamento.
- Scegliere una posizione comoda: se si preferisce stare seduti, un’ottima e preferibile posizione è quella definita “a cocchiere”, secondo la quale la schiena forma un leggero arco, ma senza comprimere l'addome, la testa si flette in avanti verso il basso, le braccia sono abbandonate distese lungo il torace, le mani sono abbandonate sulle cosce e pendono nello spazio fra una gamba e l'altra, le gambe sono leggermente divaricate e i piedi poggiano per terra lungo le piante; può all’inizio apparire scomoda come posizione ma in breve tempo diviene efficace e comoda e soprattutto è spendibile fuori casa se non si ha un materassino a disposizione ma una sedia, meglio se priva di schienale. Un’altra posizione è quella supina, su un materasso né troppo morbido né troppo duro, e tutto il corpo deve essere simmetrico, le braccia distese lungo il corpo ma senza toccarlo, le mani rivolte col palmo verso il materasso, le gambe leggermente divaricate e i piedi non rigidi ma leggermente verso l’esterno.
Esercizio di respirazione semi-autonoma:
- Dopo aver chiuso gli occhi, la prima cosa da fare è un respiro profondo trattenendo l’aria nei polmoni per qualche secondo (circa 4) ed espirando subito dopo. Questo primo piccolo esercizio va ripetuto per tre volte e permette simbolicamente di accogliere dentro i nostri polmoni l’infinito che viene da fuori, e di lasciare andare il finito che è dentro di noi, ci mette in contatto col mondo.
- Si lascia al nostro corpo la libertà di scegliere che tipo di respiro preferisce, se con il diaframma o a pieni polmoni.
- Inizia la percezione del corpo. Seguendo il respiro che deve essere mantenuto fluido e regolare, senza alcuna fretta, fare attenzione al diaframma e al torace che si muovono, percepirli in questo loro movimento. Percepire il movimento del proprio corpo o la staticità di esso non è immaginarlo ma sentire quella porzione corporea come parte di se stessi.
- Far scorrere via i pensieri e i problemi insieme all’aria che esce dal corpo.
- Una volta riusciti ad aprire un canale sensoriale con il proprio corpo, è possibile sentire alcune zone di esso contratte, o doloranti; in questo caso è utile cercare di portare il nostro respiro in quelle aree, sentire come se il respiro fosse un palliativo che agisce sul dolore o sulla contrattura e la scioglie.
- Abbandonarsi al respiro, lasciarsi guidare dal suo potere benefico.
- Se a questo punto si perde la percezione dinamica del respiro (non si segue più il suo movimento), e di tutti gli altri elementi che hanno caratterizzato la respirazione, ma si ha come l’impressione di essere sospesi, sensazione molto simile al dormiveglia ma che ci riporta ad un’altra dimensione a-spaziale e a-temporale, il nostro esercizio di respirazione avrà non solo compiuto l’obiettivo di lasciar andare i problemi “finiti” dentro di noi, ma ci avrà messi in contatto con il simbiotico legame mente-corpo di cui siamo fatti, avanzando al gradino superiore della meditazione.
- Dato che non è necessario raggiungere lo “stato sospeso”, almeno per questo piccolo esercizio di respirazione, una volta percepito il proprio abbandono al respiro, lentamente si possono riaprire gli occhi muovendosi con leggiadria e fluidità.
Mitologicamente in principio era il soffio, il soffio vitale! Affidarsi al respiro è affidarsi all’anima che è vita e per la quale lo stress è solo uno straniero venuto da lontano.